UN CAPOLAVORO DI STILE

Leviamoci subito il sassolino dalla scarpa: Persona 5, in particolare nella sua versione ampliata e riveduta, la Royal, è e rimane un capolavoro? Senza incorrere in "pipponi filosofici" su cosa possa definirsi capolavoro, risponderò con un secco "Sì".

E' un capolavoro sia nel suo genere di appartenenza che per il medium intero.

Persona 5 non innova in nulla, tuttavia affronta qualsiasi aspetto della sua produzione con una spruzzata di freschezza e di stile invidiabile da qualsiasi altro gioco. Mettiamo subito le mani avanti, dicendo che per apprezzare il gioco bisogna essere anche amanti di una certo "modo di fare videogiochi" strettamente Giapponese-centrico, ciò vuol dire l'inclusione di tutta una serie di stereotipi sia narravi (anche se qui gli stereotipi maturano ed esplodono in tutto il loro potenziale con l'incedere dell'avventura ed approfondendone il background), e vuol dire anche assistere passivamente ad una mole titanica di dialoghi, che avvicina molto l'esperienza a quella tipica delle graphic novel giapponesi.

Se non avete paura di questi ostacoli, sarete premiati con un'esperienza più unica che rara. La prima cosa che colpisce di P5R è il suo stile grafico, colorato e grintoso che grida carisma e personalità da ogni pixel, grazie ad un mix di tratti manga e colori accesi, in particolare il rosso ed il nero, delineando anche una personalissima adesione al canone grafico noir. I personaggi in particolare, sia nei loro modelli 3D che nelle icone-avatar disegnate, sono piccole opere d'arte, davvero ben caratterizzati, sia esteticamente che caratterialmente.